studio marcello parisi

Progettazione

Intervista a Paola Giovoni

Domanda:


La progettazione di disegni per tessuti sembra essere un'attività piuttosto complessa, in cui probabilmente sono coinvolti molti attori attraverso lavorazioni di vario tipo, è possibile descrivere come era organizzato lo Studio Parisi e come procedeva il lavoro di creazione?


Prima della progettazione, Marcello ed io avevamo un incontro con l'ufficio stile o direttamente con il proprietario dell'azienda di tessuti.
Parlavamo del tema della prossima collezione, l'ispirazione, le esigenze dell'azienda, i materiali dove sarebbero stati realizzati i disegni, il target al quale era rivolto, i tempi di consegna, il numero dei colori massimi da usare, le eventuali tecniche.
La prima fase era la ricerca sull'argomento scelto.
Marcello si occupava moltissimo della ricerca, attraverso libri, biblioteche, raccolta di cataloghi, mostre, riviste specializzate, spettacoli per approfondire il tema scelto, poi iniziava il confronto con me ed eventuali collaboratori. Raccolti i materiali si iniziava a disegnare a matita i particolari e poi a comporre il disegno nella sua completezza, studiando le ripetizioni se si trattava di un all-over, oppure il bordo nel caso di un foulard o di una sciarpa. Il tutto su carta, cartoncino, fogli di acetato e vari materiali, i più disparati.
Si studiava la tecnica e il numero di colori da utilizzare, al massimo dicei o dodici. Si utilizzavano colori a tempera, pastelli, acquarelli, ecolin o luma, tecniche a pennello, aerografo, a pennino, tinte piatte o sfumate. Ci si confrontava con le collaboratrici indicando loro un percorso da seguire e seguendo le loro opinioni. Il lavoro diventava più corale e collaborativo, con estrema attenzione alla forma che gradatamente si sviluppava sempre con molta magia.
 
 




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Quello che ha descritto è un processo davvero complicato. Ripercorriamolo dall'inizio. L'azienda committente poneva molti vincoli, di ispirazione, di materiali, di tecniche, di settori di mercato. All'interno di questo perimetro quale era il grado di libertà e di autonomia dello studio? Esisteva un tratto distintivo dello studio?

Ogni volta era come partecipare a un concorso... perchè spesso i vincoli non costituiscono limiti alla creatività, sei più centrato sul problema e trovi soluzioni velocemente e meno scontate.
La fantasia, se stimolata, non si disperde, e con la volontà, sempre presente nel processo creativo, si affronta il progetto, la sfida.
Devo dire che il rapporto con i nostri clienti era di grande stima, si fidavano del gusto e dello stile di Marcello. Amavano essere sempre stupiti dalle sue soluzioni o invenzioni.
I vincoli spesso venivano superati dai risultati emozionanti e coinvolgenti, ognuno di loro voleva l'essenza... anche se però erano attenti ai risultati, le emozioni dovevano essere "vendute".



E' interessante sapere che i vostri progetti si traducevano in emozioni che dovevano essere vendute. Un sorta di equilibrio ideale tra estetica e mercato. Lo Studio consegnava quindi dei disegni, cosa succedeva successivamente? Eravate coinvolti anche in seguito? Dovevate fare delle verifiche anche in produzione?

Le emozioni c'entrano sempre! E' chiaro che il rapporto con i nostri clienti, a volte anche ventennale, ci coinvolgeva nei loro successi commerciali, ma il nostro compito terminava con la vendita del disegno su carta.
Era l'ufficio stile delle aziende che aveva il compito della riproduzione, delle varianti, della scelta del materiale e in seguito della stampa. A volte eravamo invitati alle sfilate del pret-a-porter o dell'alta moda e vedevamo gli abiti da sogno, realizzati dagli stilisti o sarti. Il disegno per tessuto era l'inizio di una lunga filiera dove ognuno, con la propria competenza, aveva dato un contributo molto rilevante allo splendido risultato finale. Vestiti stupendi, tessuti impalpabili, destinati ai desideri di poche fortunate, e ai sogni di molte donne.



Potrebbe spiegare quanto il processo produttivo di un disegno per tessuti fosse complicato o costoso e quali competenze erano richieste. Dopo le riunioni con il cliente e le ricerche di Marcello come si procedeva nello Studio?

Esiste una figura chiamata lucidista, si tratta di un bravo disegnatore che ricopia su lucido, imitando il più possibile le tecniche del disegno, ogni singolo colore, dal più chiaro al più scuro. Ad esempio con dieci colori si hanno dieci lucidi. Tutti i lucidi devono coincidere, se sovrapposti, allo scopo di creare il disegno finale.
Il fotoincisore poi adagia il primo lucido sul quadro di stampa (detto "buratto"), realizzato con sottilissimi fili intrecciati, poi spalma una gelatina fotosensibile che gli consente di isolare, grazie ad un processo di esposizione alla luce, la parte da non stampare. In questo modo si forma un cliché. Questo si ripete per ogni colore, e tutti i quadri di stampa devono coincidere. E' un lavoro molto complesso, lungo e di grande precisione. Si può stampare partendo dal fondo bianco, con la tecnica dell'applicazione, oppure dal fondo scuro con una tecnica di corrosione.
Ovviamente tutti i professionisti devono essere molto bravi, questo è sempre stato un lavoro corale.
 
 




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Con il passaggio al digitale cosa si è perso e cosa si è guadagnato?

Non saprei come rispondere alla domanda, conosco poco della stampa digitale, è sicuramente molto meno costosa, i colori sono illimitati e tutto è riproducibile, ma credo sia difficile fare confronti adeguati.
La tecnica serigrafica era molto costosa e i tessuti dovevano essere materiali preziosi per sopportarne i costi. Oggi invece puoi stampare anche su tessuti scadenti. Ho notato che molte aziende hanno digitalizzato i vecchi disegni per tessuti e li utilizzano ancora, vedi la stampa che ci sarà questa primavera, molto anni '70. Hanno conservato il patrimonio acquisito in anni di attività, per esempio negli stampati di un nostro cliente, un marchio molto noto, ci sono ancora i nostri vecchi disegni, sempre riciclati, sebbene con uno spirito diverso, con materiali più attuali e un gusto più contemporaneo.