studio marcello parisi

Critica


Rossana Bossaglia      In nome dell'arte

Il mio incontro con Marcello Parisi, in seguito al quale nacque un rapporto d'amicizia sempre più affettuoso, fu originato per il comune interesse per l'arte. Marcello, una decina d'anni or sono, si rivolse a me per avere un giudizio e un consiglio a proposito degli affreschi della sua splendida villa a Cassano sull'Adda. Gli affreschi sono indubitabilmente dei fratelli Galliari, famiglia di artisti settecenteschi che era stata oggetto di miei numerosi studi; e la villa annovera anche sculture del medesimo periodo, opere dei celebri Fantoni bergamaschi, anch'essi argomento di varie mie ricerche.

Ci conoscemmo dunque, Marcello ed io, in nome, diciamo così, dell'arte antica. Ma, frequentando la sua casa e gettando l'occhio sul modo con cui essa era elegantemente e insieme estrosamente arredata, mi feci presto un'idea dell'interessante e poliedrica personalità di Marcello, celata dietro una spiritosa "nonchalance": la sicurezza del gusto gli consentiva di accostare testimonianze d'arte di paesi ed epoche diverse, senza che ne risultasse un connubio caotico; anzi, con un ritmo estetico - e diciamo storico - pulitissimo. Marcello era attirato dalle culture orientali, che per altro non sono in contraddizione con molti sapori del XVIII secolo e, procedendo nel tempo, si era invaghito di certi ritmi secessionisti, anch'essi in armonia con quel clima: quando conobbi la sua attività di disegnatore e ideatore di immagini per tessuti, ed egli mi donò alcuni manufatti di sua creazione, l'ispirazione klimtiana mi si dimostrò come un segno delle sue inclinazioni di gusto; che, guarda caso, coincidevano un'altra volta con le mie ricerche di studiosa.

Però, appena venni in contatto con la sua produzione di artista libero, cioè realizzatore di opere indipendenti dall'applicabilità a oggetti d'uso, mi resi conto che il suo talento superava i limiti di raffinate squisitezze. In altre parole: se nell'attività connessa con la moda e all'abbigliamento egli metteva a frutto con speciale finezza sollecitazioni culturali, memorie eleganti, rievocazioni preziose, quando dava via libera al suo istinto creativo si protendeva verso tutta la realtà che lo circondava, e niente dell'essere e del vivere, della natura e dei suoi frammenti sfuggiva al suo interesse. Amava realizzare opere con tecniche e assemblaggi diversi, tra il pannello e la scultura: e se i manichini con sciarpe e stole appaiono ancora legati al mondo della moda, il guizzo vitale che li percorre ne fa delle sculture. In realtà la sua tecnica privilegiata è quella del "collage", dove ogni elemento utilizzato, dai più poveri e informi sino a delicate finezze, si impasta con gli altri amalgamandosi in composizioni simboliche. Mi raccontano i suoi familiari che ovunque andasse, e soprattutto nell'ultimo periodo, quando soffriva d'insonnia, raccattava pezzi di natura e di vita che avrebbe poi riuniti in composizioni, per altro esteticamente coerentissime.

Si coglie nelle sue opere una tensione verso l'unità del risultato, o, per meglio dire, la convinzione dell'unità degli stati naturali: sempre attraversate da un dinamismo che certo simboleggia lo scorrere della vita, e molto spesso, quando si individuano fisionomie umane, con un'intonazione tragico-beffarda di matrice espressionista, sino al limite del grottesco: ma un grottesco che non è mai caricaturale, permanendovi dentro, come dire, la solidarietà dell'artista verso il misterioso evolvere dell'esistenza.

Ora che il ciclo della sua vita si è compiuto, a maggior ragione mi pare di avvertire la tensione drammatica che percorre sia le sue opere di più violenta comunicativa sia quelle dove la finezza del segno - di matrice estremo orientale - si fa di per sé decorativa e ci parla in nome della bellezza. Ai valori dell'arte egli molto ha creduto ed è questo un messaggio positivo - per non dire consolatorio - che da lui riceviamo.

novembre 2000

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Rossana Bossaglia nel giardino della villa settecentesca dei coniugi Parisi




Marcello Santagiuliana      Come roveto ardente

Che aspetto ha uno che crea i sogni femminili? Quale phisique du rôle gli si addice?
Dai luminosi messaggeri di Melozzo da Forlì alle scure spettralità di Klimt, la nostra immaginazione ha sempre incarnato in forme consone lo spirito che guida le creazioni d'arte. Marcello Parisi non ci delude: ecco una vita che brucia e non si consuma nell'arte come il roveto del profeta legislatore, Mosè.
E Marcello è magro e arso come i profeti del Vecchio Testamento. Come loro prosciugato dal fuoco interno, ma di quelli non ha la terribilità, bensì una dolcezza ironica e un'umiltà intellettuale proprie unicamente dei più grandi. Quella fiamma che da lui traluce e che a tratti ne illumina gli occhi arabi e vivissimi ci tradisce l'entusiasmo che lo anima e ci rende coinvolti, partecipi di un mondo artistico, per accedere al quale nessuna miglior guida di questo poeta dello styling, o meglio di questo Virgilio in abito scuro e con patente sicura di Maestro.

INTROIBO
Ad un tempio dell'arte, ultima religione laica non ancora, o non del tutto, demitizzata, si accede con tremore e con rispetto. Tali sentimenti suscita il primo contatto con la villa che è dimora attuale dei Parisi, Paola e Marcello, con la loro figlia Elena. Alta sull'argine alto dell'Adda, in scenografica e splendente apertura sul giardino settecentesco digradante in ripetuti balzi, grigi e verdi sotto il cielo azzurro indaco, per terrazze e scale di teatrale effetto verso la fredda e veloce acqua del canale che lo confina, la villa Rosales-Pallavicini-Brambilla è la perfetta cornice che può contenere tanta qualità artistica. Grigi, verdi e azzurri sono anche i toni prevalenti del maestoso salone, affrescato dai Galliari (1764) e fatto recentemente restaurare da Parisi, come per introiettare l'aereo e liquido ambiente del giardino nell'interna dimora. Ora i Parisi, successori di famiglie nobili per pari dignità d'arte, insieme al restauro conservativo degli affreschi, hanno allestito un arredamento all'altezza. Marcello Parisi ha saputo dare: una rutilante costellazione di coloratissimi "disegni-dipinti" alla parete di una sala minore, neoclassica, affrescata sulla volta; dodici splendide coperture, dedicate ai dodici apostoli dell'arte moderna (Van Gogh, Matisse, Vasarely, Klimt, Picasso, Mirò, Munari...) da lui reinventati e interpretati per avvolgere come vesti un'eguale serie di sedie su cui il visitatore ha ritegno di collocarsi; una coinvolgente collezione, favolosamente innicchiata in un ambiente di forte suggestione, di bronzetti e piccole sculture indiane, cinesi e gandhara, khmer, tailandesi...

HIC MANEBIMUS OPTIME
Dal passato al futuro

Essa non va quindi intesa come il suo "Sans soucis" né come un gratificante "buen retiro" dalle fatiche professionali, ma come un ambiente suggestivo (nel suo significato originario) come una dimora grata e che è insieme un punto d'arrivo e il fondamento per nuove espansioni. Nuove espansioni che sono ormai di tutta la famiglia. Perché questa non è solo un'unità affettiva, ma anche un forte sodalizio artistico. Un uomo, una donna e la loro figlia: Marcello, Paola ed Elena.
Marcello:
Un tempo si sarebbe potuto dire di lui "una vita per l'arte". Al gran sole di una Magna Grecia amatissima e mai abbandonata, in una plurimillenaria eredità insulare, sotto un cognome di origine normanna risalente al 1300, come poteva questo valido outsider, questo runner nato per la bellezza, non conseguire la palma della buona battaglia?
Paola: ha negli occhi caldi e nella serenità di tratti somatici e comportamentali il segno di un forte equilibrio e di un grande affetto per lui, ma definirla così è estremamente riduttivo e improprio. È qui, è soprattutto una professionista di grande validità, una colonna portante dello Studio Parisi. E dove può aver trovato questa intelligente e bella ragazza, un artista? Of course in un ambiente creativo, quello della pubblicità, dove forse il suo talento non era abbastanza esplicato nelle possibilità latenti. Nello Studio ha campo per espandere le sue doti. Ma non è tutto: Marcello confessa che il suo temperamento effervescente e vulcanico nell'ideazione artistica viene opportunamente frenato e "saggiato" nella fattibilità e realizzabilità dal senso pratico e finalistico della moglie, vera touchstone di questo alchimista dell'arte tessile (pietra di paragone per provare l'autenticità del suo metallo aureo).
Elena: sorriso accattivante, fisico da indossatrice, potrebbe essere una testimonial di campagne promozionali di grande range. La più affascinante creazione d'arte dello Studio Parisi, dobbiamo confessarlo, anche se l'interessata lo negherebbe e ce lo negherebbe con la condiscendente ironia propria dei giovanissimi. È nella fase, artisticamente parlando, della più forte crescita, anche professionale, quella in cui si conosce e ci si applica a tutti i passaggi, dall'ideazione prima alla realizzazione finale del prodotto d'arte dello Studio Parisi. È considerata la futura continuatrice di questo eccezionale sodalizio, magari sott'altri cieli e con idee nuove che le verranno dal valore personale abbinato alla sua nuova età.

AGNOSCO VETERIS VESTIGIA FLAMMAE
Radici e fondamenti

Marcello Parisi accarezza i suoi tessuti, le sue creazioni, come uno di noi accenderebbe la sua amata, delicatamente, con sensibilità, con trepidazione, con mani dalle dita sottili e affusolate, di leggerezza femminea, seducente contrasto in un uomo molto virile. Ma egli ama le immagini che suscita, che sono insieme rappresentazione ed emozione. Alcune delle sue radici le abbiamo già citate: il classicismo antico, l'arte orientale, la pittura soprattutto dall'ultimo impressionismo e da Cézanne in poi, l'archeologia... Aggiungiamo i tessuti d'arte in tutta la loro storia, ma in particolare i più recenti dall'inizio della sua attività professionale ad oggi. Però nelle sue rivisitazioni dell'antico nessuna pedissequacità cioè nessuna abituale conformità arrendevole: esse attestano naturalmente la sua appartenenza al XX secolo, hanno deviazioni, quando meno, quando più, evidenti e concessioni e interpretazioni che sono proprie del suo immaginario e dei suoi tempi. Con geniali recuperi e invenzioni tutte sue: un eclettismo che non disturba orami più la nostra sensibilità di fine millennio, ma è come un ricapitalizzare l'apporto dell'antico in forme nuove.
Ma c'è di più. Anche per lui il revival sensu stricto sembra non essere più moda da un pezzo. L'uso di elementi di epoche diverse è approdato ormai al citazionismo. Niente storicismo, nessuna appartenenza o eredità storica. I suoi segni del passato rappresentano allora solo se stessi? Diremmo piuttosto che appartengono ad una assimilazione e che vanno oggi virando verso la grafica e il colore tout court, non solo o addirittura non più segni storici, ma stilemi quasi più vicini alla natura che alla storia, come è vicina alla natura, più che alla storia, la sua pittura. Tutto ciò non sembra negargli però quella possibilità di creare e inventare che, come affermano ormai alcuni, è abidcata in favore di un assemblaggio di parti storicamente citate. Tale comportamento ci sembra però piuttosto proprio di alcuni grandi sarti dell'Alta Moda che non dei relativi textile designers. Ma ancora si può dire che un personaggio Marcello Parisi finisce con l'accedere a settori vastissimi della cultura e col diventare fatalmente onnivoro, assumendo e mediando addirittura ispirazioni anche dalla strada e dalla moda giovane, giovanilista e, da ultimo, occasionale.
Non dimentichiamo infine i confronti con le culture di altri paesi lontani. I viaggi in India, in Nepal e in Cina, per esempio, lo hanno arricchito e come stordito di una gamma infinita e iridiscente di forme e di colori fascinatori. In particolare, mentre dalla Cina ha apprezzato soprattutto l'arte, dall'India ha tratto specialmente mode e modi di vita (la dignità, il portamento delle persone...). La sua India, come l'abbiamo vista noi, non è l'India della storia e delle cronache, ma quella dei sentimenti, e l'interpretazione che egli ne dà è una fripe esotica, cioè un'emozione, una necessità sentimentale di recupero, attraverso la forma, di un vissuto antico che può essere proprio anche di un'etnia lontana.

ARTE E TECNICA
Creatività e società

Cavalcare la tigre della moda per trent'anni non è da tutti
Come ogni progettualità, anche quella dell'arte del textile design, per essere fattiva, deve essere insieme rigorosa e aperta a slanci creativi. Razionalità ed emozione artistica accoppiate, come nello Studio Parisi, non sono una convivenza facile a riscontrarsi. Le richieste d'oggi, poi, sono ormai caratterizzate da una "estetica sofisticata" (V. Fagone), con nuove esigenze e per nuovi valori simbolici. A compensare queste maggiori difficoltà, è in atto ormai da tempo una rivalutazione della cultura delle arti decorative. Esse si avvicinano e si confondono con le arti un tempo ritenute "maggiori", come per esempio la pittura, che dal canto suo tende sempre più a sconfinare e identificarsi nel decorativismo. Metodologie progettuali sempre più complesse, sofisticate discipline teoriche e pratiche e nuove tecnologie informatiche arricchiscono questo universo. D'altra parte il legame con il fenomeno Moda collega il textile art designer, come il nostro Marcello, e le sue creazioni all'economia, al costume, alla cultura.
E per di più esiste la necessità di un rinnovamento continuo: la moda è di per sé effimera. Il contenuto estetico di un tessuto è quello che costituisce il cosiddetto "plusvalore" (oltre le sue applicazioni funzionali) in termini di commerciabilità e ne determina il successo o l'obsolescenza. Esso deve dare un messaggio culturale e crea, talvolta, nuovi codici visivi (R. Pompas). Si può dire che Marcello Parisi si colloca a mezza via tra un'operazione culturale e la relativa commerciabilità. La sua proposta (modulo, tessuto, collezione, ...) è un medium tra arte e società. Un occhio al target finale e uno al trend stilistico che informa il prodotto e quindi il progetto. Dal panorama storico (gli stili nei tessuti e nell'arte e addirittura l'arte in generale e in assoluto) il designer può attingere idee e proposte, ma può anche progettare esperimenti e soluzioni nuove. Comunque, anche quando cerca nel passato, non deve mai dare una riproposta passiva, un catalogo storicista, ma sempre un'autonoma rielaborazione.
Qui nascerebbero mille domande. Come nasce un'idea vincente di Marcello Parisi? Da sé, dai mille e mille libri della sua grande biblioteca, dalle cose viste e sperimentate o dalla somma di tutto questo ed altro ancora? Come trasforma uno spunto semplice in una nuova linea stilistica? Crea tutto da sé il primo abbozzo, il primo progetto, o è un lavoro d'equipe fin dall'inizio? Rispondere veramente a queste e a innumerevoli altre curiosità legittime non è compito di questa breve introduzione all'uomo, alle sue opere e al suo trentennale lavoro. Ci basti sapere che Marcello è rara combinazione di animo sensitivo, capace di vibrare, per assonanza con un'emozione o un sentimento forte, come un diapason o una corda di violino e insieme è, sostenuto in questo dal forte apporto della sua Paola, fattivo e finalistico di una stringente concretezza. Né razionalità senza estro, né creatività senza rigore. O non sarebbe ciò che in realtà egli è.

ARS ET ARTIFLEX
Il suo prodotto artistico

Iniziato alla grande Arte come pittore, lasciato poi in sottordine per molti anni questo amore giovanile, Marcello Parisi si spinge ora a riconsiderarlo e intende la pittura come un secondo campo della sua attività futura.
È una pittura velata e che si apre per gradi, per accenni, per quinte sovrapposte... Una pittura modernissima, poiché anch'egli, almeno in questo, è figlio dei suoi tempi; una pittura modernissima che appare addirittura impulsiva, ma è il getto immediato di chi ha molto meditato di sensi e ragionato di idee entro di sé. Né figurativa nè astratta, ma una fusione di idee-immagini macromicroscopiche, un fiorire e un pulsare di vita a ogni livello. Una pittura eternamente legata alla natura e alla sua forza generativa, densa di archetipi lussureggianti in un humus primigenio.
Veramente quest'uomo, nel suo produrre inesausto i più vari tessuti e una innumerevole quantità di accessori per abbigliamento e arredamento, rivela una tumultuante fantasia e un magmatico potere creativo. Il suo immaginario è senza fine: sorta di catalogo delle arti infinito, quasi egli fosse un nuovo Des Esseintes per una riedizione moderna di quella Bibbia del gusto dei suoi tempi che fu l'intrigante "À rebours". Innumerevole e inelencabile: dalla sensualità siciliana che traspare nei colori alla stintura roca delle sfumature nordiche delle ultime creazioni, dalla commistione delle arti che è propria dei Maestri (pittura, costumistica, miniatura, scenografia, balletto, orificeria, arazzeria, ...) alla geniale originalità di alcune avveniristiche audacie cromatiche, ...
Sempre con un tocco altamente personale: una sua luna, se vogliamo, è tutte le lune dell'arte (quella alta sulla giungla del Doganiere, quella sugli spettrali ruderi neogotici di Friedrick, quelli informi ed essenziali di Mirò, di Picasso, ...) ma è anche tutta e solo sua.
Immaginifico, eclettico, visionario, Marcello Parisi crea e insieme interpreta il suo tempo per noi.

dal catalogo Modarte. la creatività dei Parisi nell'universo del tessuto, Museo Civico, Treviglio 1997

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Marcello Santagiuliana



Stefania Carrozzini      Pittura "en plain air"

Poeticamente l'uomo dovrebbe abitare la terra, difenderla come difende i segreti del proprio cuore, cogliere al volo quello che la vita ci offre e la vita ha dato a Marcello Parisi questa stupenda opportunità: rivolgersi a se stesso e nel contempo agli altri, cantando le passioni e trascrivendole così come si fa su di uno spartito, o sopra le pagine di un diario quotidiano.

La natura e la donna: questi sono i punti di partenza, il dato ispirativo di Parisi, un riferimento costante di tutta la sua attività pittorica. La figura femminile quasi sempre presente nei suoi quadri esprime un momento generatore di forze, simbolo di vita e di volontà creatrice. Sia quando è presentata con valenze narrative, sia quando è interpretata più liberamente, la donna si fa portavoce di una volontà poetica e simbolica del reale, perché la pittura di Marcello Parisi risponde ad un progetto autobiografico ed è esplosa nel momento di maggiore difficoltà e necessità. Allora come un cercatore d'oro ha scoperto la sua vena aurifera e una volta identificata, ha trovato nuove possibilità per sviluppare il proprio processo creativo.

La donna e la natura, dicevamo, entrambe fanno parte dello stesso universo espressivo, perché la donna nella pittura di Marcello Parisi è la natura e la natura diviene donna, principio generatore da cui nascono tutte le cose. Per comunicare un concetto di Pietas, in cui gioia e dolore appartengono di fatto alla estesa esperienza esistenziale, Parisi non si affida solamente ad una forma bella, piacevole nei toni e negli accostamenti, la forma piuttosto riassume i moti del cuore, così come in un parto una creatura non viene al mondo con la forza della bellezza, ma nasce con la forza della verità della vita. L'immagine assume il carattere di una visione, comunica un vissuto, l'emozione di una esperienza concreta. Per cui il suo assillo è quello di trovare una forma libera messa in rapporto con una realtà mutevole, un segno che abbia in sé un che di monumentale, di fortemente rappresentativo.

Drammatiche e nel contempo vitali e gioiose sono le opere di Marcello Parisi perché testimonianza dell'intenso desiderio e dell'amore per l'energia inafferrabile della vita. Egli affronta la figura non con modalità decorative ma vuol dirne piuttosto la sostanza, il moto interiore che anima i corpi, cogliere il senso ultimo della vicenda umana. Il suo sguardo persiste laddove c'è necessità, urgenza di elaborare una sfera emozionale partendo da ciò che si conosce meglio: dall'esperienza concreta.

Perciò il momento del dipingere per Parisi vuol dire prendersi al presente la propria responsabilità verso se stesso, della sua sensibilità, del proprio rapporto con il mondo. L'operazione artistica è da lui sentita come un profondo desiderio morale di libertà, un'urgenza della mente e del cuore. La fitta rete di relazioni pittoriche e segniche che Parisi organizza sulle grandi carte sono testimonianza di come la pittura stabilisca un rapporto continuo che si concretizza nel lasciare traccia con segni e addensamenti improvvisi, lacerti di colore acceso che ci dicono di turbamenti, di folgorazioni improvvise, di sottili stati d'animo.
Chi osserva le opere di Marcello Parisi potrà non tanto leggervi un rendiconto veristico di luoghi o di persone quanto riconoscervi un'intuizione man mano costruita, i motivi profondi, il carattere, la soggettività dell'artista. L'uso per esempio di certi bianchi o di certi rossi che in un lampo emergono stanno lì per sottolineare che in quell'istante è avvenuto qualcosa di importante.

Perciò una parte del corpo vibrerà di un colore più acceso perché le energie sono confluite in quel punto come convergenze di molti interiori che affiorano felicemente in superficie: così la forma nasce condensata e riassume nel piacere del gesto le interne tensioni. La sequenza dei disegni in cui i corpi si torcono aprendosi ad una danza che li concatena fanno comprendere come di fondo ci sia un'energia che muove tutte le cose. Le deformazioni, gli allungamenti dei corpi, le annotazioni brevi che ben definiscono un movimento traducendolo in uno scatto improvviso, sono un omaggio alla realtà invisibile della vita dove soggetto e oggetto, spirito e materia sono una cosa sola. In questo senso Marcello Parisi è un pittore dalla sottile vocazione al tragico, ma con la notevole capacità di trasformare angosce e paure in un destino di gioia.

18 luglio 1997

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Stefania Carrozzini




Donata Fabbri      Camminare verso di sè

Il chiaroscuro è un'ottima cosa, ma William Blake ci dice recisamente che gli uomini saggi vedono i contorni e perciò li tracciano.   G. Bateson

Premessa
Quando ho cominciato a pensare a questo testo moltissime idee hanno attraversato la mia mente: non sono una critica d'arte, ma una psicologa che si occupa delle diverse caratteristiche del conoscere e dell'apprendere e pensando a tutta la produzione di Paola e Marcello Parisi, a cui si è aggiunta in questi ultimi tempi la figlia Elena, ho cercato di dare parola all'emozione cognitiva ed estetica che l'osservarla per tanti anni mi ha dato. Al momento di scegliere uno titolo uno solo si è imposto veramente, come se solo questo potesse esprimere quello che pensavo: è la traduzione del titolo di un libro scritto da una collega francese, la cui lettura è stata per me profonda, proficua e densa di significati. Lo prendo dunque a prestito con molta riconoscenza per chi lo ha ideato. (C. Josso, Cheminer vers soi, L'age d'homme, 1991)

Guardando i lavori che Paola e Marcello Parisi hanno realizzato in molti anni di lavoro si è subito affascinati da un turbinio di forme e colori avvolgenti, emotivi, densi di personalità. Disegni in cui si sente il fascino e il mistero del viaggio, dell'itinerario, della scoperta. Ma dire solo questo è restare ancora in superficie e non scoprire veramente cosa cela la loro arte.

Le loro ultime produzioni in particolare sono segno di una ricerca diversa che non si identifica più solo nel messaggio di moda, ma diventa un "raccontarsi" a se stessi e agli altri, una intima narrazione. Paola e Marcello sono due persone in cammino. Due persone che hanno reso la loro arte un percorso da compiere, un cammino da fare con tappe, modalità e attitudini certe volte diverse, ma accomunati sempre da un desiderio di prendere coscienza, in senso profondo, di loro stessi, e soprattutto delle trasformazioni che rendono così unica e irripetibile la vita di ognuno di noi. Paola e Marcello hanno capito che è necessario andare prima di tutto verso se stessi, verso la nostra identità, per potersene poi di tanto in tanto allontanare per esplorare altre possibilità, per incontrare gli altri.

"Esplorare le prese di coscienza e le trasformazioni che rendono singolare ogni storia di vita fanno apparire ogni persona come una persona cosciente di ciò che ha imparato, delle sue conoscenze e dei suoi valori" (Josso, op. cit.)

Essere cosciente della propria coscienza significa allora essere anche disponibili a ciò che ci è ignoto e sconosciuto. Non è facile imparare ad essere coscienti della propria coscienza; forse è uno dei compiti più difficili, e non solo secondo le religioni orientali, a cui tutti siamo confrontati e di fronte al quale siamo drammaticamente liberi: liberi di negarlo, di ignorarlo o di accettarlo, vivendo allora le pene e le estasi che lo caratterizzano. Non è facile subito capire, quando si conosce qualcuno, come egli ha tentato di assolvere a questo compito, ma un cammino che può portare alla coscienza della coscienza è senz'altro l'arte in tutte le sue forme: la danza, la musica, il disegno, la pittura...

Arte che diventa allora espressione non solo di creatività ma anche e soprattutto di matura spiritualità, che, contrariamente a quello che si può credere, non corrisponde necessariamente alla staticità della riflessione, ma può coincidere anche con l'entusiasmo di una passione profonda e multiforme: la tenerezza, il ricordo, il piacere di riscoprire e di rivisitare l'Antico, il piacere del gesto, di un tessuto fra le mani, del colore che lascia traccia sulla seta, l'attardarsi dello sguardo... dipingere, disegnare, creare essendo interamente se stessi.

È questo che rende così "forte" ogni produzione dei Parisi, così iscritta in un tempo che non è quello dei nostri orologi, ma è quello del nostro assumerci, del nostro accettare di essere costantemente in ricerca, di essere, appunto, in cammino. Un tempo fatto non di minuti o di ore ma di passaggi, di discontinuità, di soglie...

La soglia si chiama in inglese "the beginning place", il luogo dell'inizio, il luogo dove le cose che cominciano... ogni soglia che passiamo, sia essa quella di una nuova casa, di un nuovo luogo di lavoro o di vacanza, o quella molto più simbolica di una nuova tappa della nostra vita, o del momento dopo ogni scelta importante, lascia in noi delle tracce indelebili. Sono queste tracce di vita che ritroviamo nella produzione dei Parisi, che la scandiscono nel tempo, che la rendono coì ricca e così vera. È così piena di saggezza, intesa come sguardo profondo e intimo su se stessi, sugli oggetti e sugli altri. La saggezza, va ben oltre i chiaroscuri e permette di vedere i contorni delle cose, di descriverle e di dare loro un senso.

Postilla
Una parola a parte merita l'opera di Marcello Parisi pittore. Guardando soprattutto i suoi ultimi quadri c'è un colore che mi ha particolarmente colpito, presente sotto diverse forme e con diversi accostamenti : il rosso. Ho pensato al profondo valore simbolico di questo colore ed è con queste riflessioni che vorrei concludere questo saggio. Rosso... il colore della maturità, della rigenerazione dell'essere, dell'anima, del cuore, della conoscenza. Colore iniziatico, diurno, solare, che incita all'azione, immagine di ardore e di bellezza, forza impulsiva e generosa di giovinezza, di salute, di ricchezza. Simbolo della conquista, colore della pietra filosofale. Rosso sontuoso, emblema di potere, che porta intimamente legate le due più profonde pulsioni umane: azione e passione, liberazione e oppressione. In Giappone, il colore rosso è simbolo di sincerità e di felicità, d'armonia e di espansione, quando si vuole augurare della felicità a qualcuno, gli si offre qualcosa di rosso.

E allora con questo colore che vorrei dire Grazie! ai Parisi di quello che ci hanno dato finora e di quello che ci daranno ancora con la loro arte, incitandoli a proseguire il cammino verso di sè e verso gli altri che hanno avuto il coraggio e la sensibilità di intraprendere.




Alberto Munari      Percorsi creativi

Sin da bambino sono sempre stato affascinato dal percorso - sempre un po' tortuoso, con accelerazioni e rallentamenti, svolte improvvise, ripensamenti e ritorni, sorprese e emozioni - che un'opera d'arte attraversa dal momento della sua germinazione alla fase finale e compiuta. Ho osservato a lungo mio padre interagire con le diverse sollecitazioni che la natura gli offriva, nel suo studio ben organizzato ma anche nei luoghi improvvisati dove l'urgenza creativa trovava la sua emergenza. Ho seguito il farsi e il disfarsi di forme, disegni, colori, volumi, nel silenzio attento al dialogo tra la mano e lo strumento, tra l'immagine fluttuante della mente e la sua cristallizzazione nella materia e nello spazio. Ho avuto la fortuna di poter confrontare tanti percorsi creativi diversi, sia di mio padre che di diversi suoi colleghi, durante le lunghe e sofferte fasi di elaborazione di un progetto, o nell'eccitazione caotica che precede l'inaugurazione di un allestimento, o ancora durante il passare un po' annoiato delle ore estive sulle spiagge liguri, e mi sono pian piano reso conto della tragica vanità di ogni tentativo che si prefiggesse di catalogare tutti quei percorsi in un'unica tipologia sistematica.

Quando poi i miei studi mi hanno portato ad esaminare da vicino quell'insieme pletorico e confuso di scritti e di ricerche che numerosi psicologi di varie scuole hanno prodotto sul tema della creatività, ho ritrovato quello stesso sentimento di vaga inutilità. La creatività è una facoltà innata o appresa? Che differenza c'è tra creatività e intelligenza? Qual'è il profilo psico-attitudinale della persona creativa? Quali sono le variabili psico-sociali che influenzano il comportamento creativo? E così via. Ad ognuna di queste domande le varie psicologie hanno tentato di dare le loro risposte, spesso incompatibili fra loro, a volte interessanti e a volte scontate, intuizioni geniali o pedisseque rimasticazioni, ma tutte tristemente inutili quando si tratta di capire effettivamente il perché di un preciso percorso, o quando si cerca di anticipare l'emergenza di una specifica mossa, o quando si vogliono apprezzare le potenzialità creative di un particolare artista.

C'era Fulvio che riempiva grandi albums di magnifici disegni imprecando contro i gessetti sempre sbagliati o la luce sempre storta o la gente che passava sempre davanti o le donne che lo distraevano sempre con le loro forme giuste al posto giusto. C'era Piero che dipingeva flemmaticamente colori e forme stupefacenti come se dovesse eseguire una specie di noiosa penitenza che lo lasciava poi stremato al tavolino del bar. C'era Franco che plasmava la ceramica con foga e con rabbia, lottando con i dubbi, con la materia, con i fornitori e coi mercanti, e riempiendo camicie e camicie di sudore. C'era Enzo sempre scuro, che dal buio del suo silenzio tirava fuori forme e strutture precise, pure e essenziali. E c'era Bruno, naturalmente, che divertendosi con la sua fantasia esatta prendeva sempre tutti in contropiede.

Qual'è il percorso più giusto? Quali sono le strategie da consigliare? Gli errori da evitare? Le attitudini da sviluppare? Tutti quei percorsi hanno portato chi li ha seguiti al successo indiscusso e all'universale riconoscimento. Chiedere quale sia il percorso migliore è come chiedere se per sopravvivere nel deserto è meglio essere una pianta grassa, un arbusto secco e spinoso o un cespuglio che si lascia portare via dal vento: quello che conta è sopravvivere - come diceva Lewontin - e tutte e tre queste strategie sono ugualmente in grado di assicurare la sopravvivenza. Solo che non si può mai sapere in anticipo se un percorso porta o no alla sopravvivenza. Così come la "giustezza" di un percorso creativo non può mai essere apprezzata se non a creazione avvenuta. Ma il cactus, l'arbusto spinoso e il cespuglio semovente gestiscono ognuno di per sè il proprio problema di sopravvivenza. Così come Fulvio, Piero, Franco, Enzo, Bruno e molti altri artisti hanno eccelso nelle loro creazioni seguendo ognuno il proprio percorso.

Invece Marcello, Paola e Elena sono insieme. I loro percorsi creativi si sono intrecciati sin dall'inizio, idealmente o materialmente, interagendo in una danza complementare che trae dai suoi propri movimenti la forza e gli spunti per crescere e per svilupparsi. Gli attimi di sospensione e di esitazione del percorso di Marcello sono subito riequilibrati dai passi decisi di quello di Paola. I momenti di rigore e di precisione di Paola sono subito temperati dalle spinte estrose ed entusiaste di Marcello. Le danze leggere di Marcello sono subito accompagnate dai movimenti posati di Elena. I passaggi dove Marcello e Paola si accomodano ai vincoli materiali sono subito corretti dalla focosa intransigenza di Elena. I gesti giovani di Elena sono accompagnati dai movimenti esperti di Paola. Le irruenze di Marcello e di Elena sono temperate dalla calma e dalla previdenza di Paola.

Ne risulta così un percorso globale originale e complesso, che realizza di fatto quell'integrazione ottimale che le ricerche teoriche avevano astrattamente ipotizzato, e che si materializza in una produzione creativa di grande ricchezza e di altissima qualità. Una produzione che esalta riunendole la nobiltà del tessuto e la tradizione della pittura, integrando ed attualizzando stili ed epoche lontane. Una produzione che coinvolge in un unico concerto la gioia e l'emozione, la sorpresa e l'armonia, la regola e la trasgressione, movimenti fondamentali di ogni atto creativo. Una produzione multiforme dunque, ma di grande coerenza, che la Bottega dei Parisi ci offre a generosa testimonianza dell'irriducibile complessità della creazione artistica.

Carouge, luglio 1997

Artisti citati nell'articolo: Fulvio Bianconi, Piero Dorazio, Franco Meneguzzo, Enzo Mari, Bruno Munari

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Donata Fabbri con Marcello Parisi, Paola Giovoni e Alberto Munari